PROTOCOLLO MIND AUT
Uno studio pilota: progettazione e applicazione di un percorso Mindfulness ACT oriented per persone autistiche ad alto funzionamento.
Sommario
Nel presente studio viene proposto un intervento basato sulla pratica Mindfulness ACT (Acceptance and Commitment Therapy) orientend, applicato alla popolazione autistica ad alto funzionamento. In letteratura si riscontrano pochi dati relativi all’efficacia di protocolli Mindfulness destinati alle persone autistiche: l’obiettivo della ricerca è dunque quello di verificare l’impatto di un percorso Mindfulness di gruppo con partecipanti nello spettro autistico (N=9).
I partecipanti hanno riferito di aver apprezzato le sessioni di gruppo e di aver migliorato le loro abilità di accettazione, attenzione e contatto con il momento presente e di aver sviluppato maggior consapevolezza rispetto ai propri comportamenti, alla percezione del proprio corpo e alle proprie esperienze interne. Dall’analisi dei dati si osserva una tendenza al miglioramento nei tratti depressivi e ansiosi e un aumento della tendenza generale ad essere attenti e consapevoli di quanto accade nel momento presente. Inoltre, possiamo riscontrare una generale tendenza al miglioramento delle abilità relative alla flessibilità psicologica.
Lo studio ha fornito prove preliminari che il percorso “MIND AUT” potrebbe essere utile nella popolazione autistica per entrare in contatto con le proprie esperienze e con i propri valori, apprendendo abilità di accettazione, defusione e contatto con il momento presente. I risultati anche se parziali, incoraggiano negli studi futuri un uso più frequente di interventi basati sulla pratica meditativa ACT oriented.
Parole chiave
Spettro dell’autismo, Mindfulness, ACT (Acceptance and Commitment Therapy), Momento presente, Accettazione, Defusione.
Introduzione
Con il termine Mindfulness si intende uno stato di presenza della mente che consente di essere consapevoli della propria esperienza e del proprio vissuto nel momento in cui avviene; è quindi un percorso che permette di coltivare uno stato di “pura consapevolezza” (Kabat-Zinn, 1990).
Coltivare uno stato di “pura consapevolezza” significa coltivare intenzionalmente un’attenzione focalizzata, cioè rivolta verso quello che accade nel momento presente senza giudicare ciò che avviene ma semplicemente osservandolo (Kabat-Zinn, 1990).
I benefici derivanti dalla coltivazione della consapevolezza sono evidenti a livello psicologico, fisico e relazionale. Allenarsi a vivere nel presente favorisce il passaggio attraverso le proprie esperienze in modo consapevole, riducendo le energie riposte nell’immaginarle o nel riviverle; aumenta gli strumenti per gestire i momenti difficili; promuove la flessibilità e la capacità di adattarsi più rapidamente ai cambiamenti; migliora la conoscenza dei propri punti di forza e limiti; permette infine di riconoscere con maggiore chiarezza i propri valori e di orientare la propria vita in sintonia con essi (Bulli & Melli, 2010).
L’orientamento ACT di tale protocollo è finalizzato a sviluppare maggiori abilità di flessibilità psicologica: L’Acceptance and Commitment Therapy, prevede l’utilizzo di tecniche esperienziali e punta a favorire processi come l’accettazione, l’impegno nell’azione e il cambiamento comportamentale per sviluppare flessibilità psicologica.
Con il termine flessibilità psicologica si intende: essere pienamente in contatto con il momento presente, come essere umano consapevole e, sulla base di ciò che la situazione permette, cambiare o persistere in comportamenti che perseguono i propri valori di vita. (Hayes, 2005).
La flessibilità psicologica è determinata dall’interazione di sei specifici processi:
- il contatto con il momento presente,
- la defusione,
- l’accettazione,
- il sè come contesto,
- i valori,
- l’azione impegnata.
All’interno della cornice ACT, la mindfulness quindi si configura come tecnica esperienziale per promuovere i processi, e in particolare: il contatto con il momento presente, la defusione, l’accettazione e il sè come contesto.
In letteratura, riscontriamo studi che dimostrano l’efficacia degli interventi mindfulness nel trattamento di disturbi dell’umore, d’ansia, del sonno e problemi comportamentali, aspetti con cui si trovano a convivere spesso anche le persone con sindrome di Asperger e autismo ad alto funzionamento. (Singh et al.,2011).
In alcune persone nello spettro autistico, inoltre, sono riscontrabili gravi deficit dell’attenzione, alla base di comportamenti che possono risultare impulsivi e dirompenti. Queste potrebbero trarre particolare vantaggio dalla pratica della mindfulness che, orientandole nel mantenere il focus attentivo in modo più funzionale, migliorerebbero complessivamente le loro funzioni esecutive.
La meditazione, inoltre, è basata sull’esecuzione di semplicissime istruzioni. Ciò permetterebbe, dunque, di ridurre l’impatto della mediazione linguistica per coloro che hanno difficoltà nel linguaggio. La pratica meditativa si configura inoltre come un allenamento alla defusione dai nostri pensieri: ci permette di spostare l’attenzione dai nostri pensieri alla nostra esperienza sensoriale o di respirazione. I pensieri ricorrenti su un evento spiacevole espongono le persone a rivivere, anche a livello di sensazioni fisiche, quel disagio. La mindfulness insegna che la mente è uno strumento molto potente e che quindi è possibile imparare a “lasciar andare” i pensieri e quindi anche le sensazioni fisiche. (Harris, 2016).
Il protocollo MIND AUT è stato elaborato per persone autistiche ad alto funzionamento e per la stesura del protocollo si sono svolti confronti bi-settimanali (della durata di 8 ore totali) tra professionisti esperti di Mindfulness, professionisti esperti nel Disturbo dello Spettro Autistico e professionisti esperti ACT per elaborare un progetto il più possibile strutturato e adeguato alle esigenze e caratteristiche della popolazione presa in esame.
La proposta “MIND AUT” si basa su una combinazione di elementi del protocollo MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction) rivisitati secondo la prospettiva ACT e quindi dei 6 processi (il contatto con il momento presente, la defusione, l’accettazione, il sè come contesto, i valori, l’azione impegnata) finalizzati alla flessibilità psicologica e adattato alle caratteristiche del funzionamento autistico.
E’ stato scelto il protocollo MBSR come base da cui partire in quanto è sembrato funzionale all’obiettivo:originariamente sviluppato per la gestione del dolore cronico, è stato poi dimostrato come potesse ridurre il disagio psicologico, trattare disturbi emotivi e comportamentali, nonché ridurre lo stress e migliorare il benessere emotivo in contesti non clinici (Kabat-Zinn, 1990). Abbiamo dunque ritenuto di agire attraverso questo protocollo in vista di una riduzione dei sintomi ansiosi e depressivi proponendo tecniche meditative diverse, esperienze mindfulness e pratiche yoga.
Rispetto al protocollo MBSR originale, abbiamo ritenuto opportuno eliminare la sessione della “Giornata del silenzio”: abbiamo ritenuto non essere una proposta adeguata in quanto molto difficile per la persona autistica mantenere l’attenzione su un’attività così a lungo senza istruzioni da parte di qualcuno; persone autistiche, inoltre, presentano deficit di attenzione e iperattività, per questo abbiamo ritenuto poco significativo proporre questa sessione. Abbiamo deciso di eliminare anche la sessione sull’aikido verbale e la comunicazione: riteniamo che non sia funzionale orientare una sessione su tali dinamiche, data la scarsa comprensione dei processi relazionali e sociali dovuta al funzionamento autistico.
Le sessioni che abbiamo proposto si diversificano dal protocollo MBSR originale per il taglio ACT: ogni sessione affronta un tema specifico con un preciso obiettivo.
Le tecniche meditative invece rimangono invariate a quelle del protocollo originale, con l’aggiunto di alcune meditazioni ACT e altre specifiche per l’autismo. Anche i compiti a casa dopo ogni sessione rimangono invariati rispetto al protocollo originale MBSR.
Obiettivi della ricerca
Lo scopo principale del presente lavoro è verificare gli effetti nel tempo del protocollo MIND AUT nella popolazione autistica ad alto funzionamento presa in esame. Lo studio è stato condotto durante il periodo pandemico COVID-19, a Gennaio e Febbraio 2021; si vuole dunque configurare come un percorso di sostegno e supporto in un momento particolarmente stressante e difficile. Gli incontri si sono tenuti in modalità online a causa delle ordinanze restrittive di quel periodo.
Per verificare l’efficacia del protocollo, abbiamo deciso di analizzare i tratti ansiosi, depressivi, le abilità relative alla flessibilità psicologica e le abilità mindful.
Metodo
Partecipanti
Lo studio è stato condotto in collaborazione con i clinici di auticon Italia, società di consulenza informatica che impiega esclusivamente persone autistiche come consulenti informatici. La proposta è stata presentata a 9 adulti con Diagnosi di Autismo ad alto funzionamento tra i 25 e 42 anni (2 donne e 7 uomini), durante un colloquio individuale in cui è stata spiegata la metodologia e la struttura degli incontri e in cui è stato consegnato il consenso informato relativo allo studio e l’informativa sulla privacy per la protezione dei dati.
I criteri di inclusione per la selezione dei partecipanti sono stati i seguenti:
- Diagnosi di disturbo dello spettro autistico ad alto funzionamento;
- Motivazione a partecipare a sessioni di pratiche mindful;
- Età maggiore di 18 anni.
I criteri di esclusione, invece, sono stati i seguenti:
- Presenza di tratti psicotici;
- Presenza di disabilità intellettiva.
La progettazione ed applicazione del presente studio pilota è stato eseguito su piccola scala, al fine di ricavare informazioni di follow-up che permettano di determinare se i risultati sono sufficienti per eseguire studi più approfonditi con gruppi di controllo.
Procedure
Il percorso ha previsto 8 incontri online di gruppo (uno alla settimana di un’ora ciascuno) con un incontro preliminare per valutare la baseline, un incontro post trattamento e uno di follow up (dopo un mese dalla conclusione del protocollo) in cui sono stati compilati da ciascun partecipante i seguenti questionari self report: Back Depression Inventory – II (BDI-II) (Beck et al., 1961). Il BDI-II è uno strumento self-report che consente di valutare la gravità della depressione in pazienti adulti e adolescenti di almeno 13 anni di età con diagnosi psichiatrica; in particolare il BDI-II è stato sviluppato come un indicatore della presenza e dell’intensità dei sintomi depressivi. Il test, composto da 21 item, restituisce un punteggio totale e due punteggi relativi alle aree: Somatico-Affettiva, che riguarda le manifestazioni somatiche-affettive della depressione e Cognitiva, che riguarda le manifestazioni cognitive. Il test è stato sviluppato come indicatore della presenza e dell’intensità dei sintomi depressivi nelle ultime due settimane.
State-Trait Anxiety Inventory (STAI) (Spielberger et al., 1983) è un questionario self report, in forma di Scala Likert, dove il soggetto valuta su una scala da 1 a 4 (con 1 = per nulla e 4 = moltissimo) quanto diverse affermazioni si addicono al proprio comportamento. E’ composto da un totale di 40 domande, 20 riguardano l’ansia di stato (X1) e 20 l’ansia di tratto (X2). L’ansia di stato indica quanto la persona si percepisca in ansia “proprio in quel momento” ed esprime una sensazione soggettiva di tensione e preoccupazione; L’ansia di tratto si riferisce a come il soggetto si senta abitualmente, ad una condizione più duratura e stabile della personalità che caratterizza l’individuo in modo continuativo, indipendentemente da una situazione particolare.
Mindfulness Awareness Attention Scale (M.A.A.S.) (Kirk et al., 2003). È un questionario self report che comprende 15 items progettata per valutare una caratteristica fondamentale della disposizione alla Mindfulness, ovvero la consapevolezza aperta e ricettiva nel portare l’attenzione su ciò che sta avvenendo nel qui ed ora.
CompACT (Francis et al.,2016). È un questionario self report che comprende 23 items in forma di Scala Likert a 7 punti.